Alcuni beni non fanno rumore: alla scoperta di Casa Emmaus
Emmaus, oltre ad essere un’antica città della Palestina, sede di un dipinto di Caravaggio del 1601 in cui vengono raffigurati Gesù e dei suoi discepoli a cena, in ebraico significa “sorgente calda”. Se avessimo dei dubbi sulla veridicità dell’espressione “nomen omen” (è nel nome il nostro destino) in uso nell’antica Roma, potremmo spazzarli via andando a guardare oltre le mura di Casa Emmaus, in cui sgorga acqua calda confortante per ben 20 persone senza fissa dimora.
E se ancora non fossimo convinti, spinti dalla curiosità come i protagonisti dell’omonimo romanzo di formazione di Baricco (Emmaus, Feltrinelli 2009), intraprendiamo un piccolo viaggio tra i labili confini che separano perdizione e salvezza, alla scoperta di un cristianesimo “altro”, più profondo e vero. È il paradosso di Emmaus, contenuto nel brano del Vangelo preferito dai protagonisti del romanzo: finché Cristo è presente in carne ed ossa ed è pienamente visibile, egli non è veduto; non appena scompare ed è ormai troppo tardi, egli viene riconosciuto.